DISTORSIONE – SLOGATURA -FRATTURA

DISTORSIONE – SLOGATURA -FRATTURA

DISTORSIONE – SLOGATURA – FRATTURA

 

Quando siamo in spiaggia è quasi impossibile star fermi ed evitare di andare incontro ad eventi traumatici.

Gli esiti più frequenti sono le contusioni, le distorsioni, le fratture e le lussazioni.

La contusione è una lesione dei tessuti sottocutanei, caratterizzata dalla formazione di un ematoma (livido) nei muscoli o nelle ossa, senza escoriazioni o ferite sulla cute.

La distorsione è una lesione originata da un movimento non fisiologico di una delle articolazioni, caratterizzata dallo spostamento, istantaneo e parziale, dell’articolazione dalla sua naturale collocazione.

Per frattura si intende una piccola crepa presente su una delle ossa del piccolo. È caratterizzata da dolore locale, gonfiore e impossibilità del movimento e infine per lussazione si intende uno spostamento, persistente e completo, dell’articolazione dalla sua naturale collocazione. La lussazione avviene se c’è un movimento articolare non fisiologico.

COSA NON FARE

  • Eseguire qualunque tipo di azione con un’articolazione dolente, con lividi (ecchimotica) e gonfia (edematosa); 
  • Muovere un osso di cui si sospetta la frattura; 
  • Tentare di ridurre una lussazione. 

COSA FARE

In caso di trauma lieve o moderato, con tumefazione e lividi locali di modesta entità: 

  • Applicare sempre ghiaccio; 
  • Tenere l’articolazione a riposo. In genere la persona infortunata si metterà già in una posizione antalgica (posizione in cui sentirà meno dolore) quindi non tentiamo di spostarla o muoverla a meno che non sia in imminente pericolo.

In caso di dolore locale intenso, difficoltà nel movimento, deformità scheletriche o articolari, tumefazioni e lividi locali di modesta entità: 

  • Immobilizzare la parte colpita con stecche e fasciature; 
  • Portare la persona infortunata in Pronto Soccorso per valutazione ed eventuale radiografia; 
  • Nei traumi gravi allertare SEMPRE i Soccorsi Avanzati (118) e attenderne l’arrivo.
COLPO DI SOLE O INSOLAZIONE

COLPO DI SOLE O INSOLAZIONE

Colpo di sole o insolazione

Se sei sotto al sole a picco e cominci ad avvertire; mal di testa, forte senso di nausea, vertigini e spossatezza, allora probabilmente hai un COLPO DI SOLE o INSOLAZIONE.

Il colpo di sole è un insieme di disturbi che insorgono dopo un’esposizione diretta, eccessiva e prolungata ai raggi del sole del corpo. Si tratta di un’evenienza grave, in quanto all’azione del calore sull’intero organismo si aggiungono gli effetti delle loro radiazioni ultraviolette (UVB e UVA) e infrarosse sulla superficie del capo e sui vasi cerebrali, che si manifestano con cefalea e vertigini, seguite da sintomi più severi, come malessere generale, nausea e convulsioni, fino allo stato confusionale ed alla perdita di coscienza.

Chi è colpito da insolazione: Avverte mal di testa e spossatezza: è possibile attuare le misure di primo soccorso (accompagnare la persona in un luogo fresco, lasciarlo sdraiato e fare spugnature con acqua fresca, non gelata), se perde i sensi, occorre prestare primo soccorso e chiamare immediatamente il 118.

Segnali a cui prestare attenzione

Per evitare gli effetti più negativi dei colpi di sole è indispensabile cogliere (o riconoscere in chi ci sta accanto) i primi segnali d’allarme. La persona colpita da insolazione si sente tipicamente confusa e lamenta forte dolore al capo. Al contempo, si manifestano irrequietezza, malessere, battito cardiaco accelerato, pelle calda al tatto, sudorazione eccessiva e vertigini.

PUNTURA DA MEDUSA

PUNTURA DA MEDUSA

Puntura di Medusa: cosa si sente dopo il contatto?

Al primo contatto tra pelle e medusa, si percepisce un forte bruciore. Subito dopo, la superficie cutanea coinvolta diventa rossa e compaiono dei piccoli pomfi (rigonfiamenti della cute), simili a quelli dell’orticaria. Il dolore associato a quest’irritazione comincia ad attenuarsi dopo una ventina di minuti, lasciando spazio ad un intenso prurito.

Quali sintomi comporta?

La puntura di medusa provoca una reazione infiammatoria caratterizzata da:

Rossore localizzato (eritema); Rilievi cutanei (pomfi); Vescicole e bolle; Dolore; Bruciore; Formicolio e intorpidimento; Prurito.

Se la puntura di medusa coinvolge più del 50% del corpo, questa sintomatologia può essere estremamente intensa e l’intensità del dolore può diventare insopportabile. Di solito, la sensazione urente si risolve dopo circa 10-20 minuti, ma resta il prurito.

Va ricordato che l’effetto della puntura di medusa dipende dalla suscettibilità individuale (alcune persone sono maggiormente predisposte a sviluppare reazioni gravi), dalla specie in questione, dal tempo di permanenza in acqua e dall’area geografica dell’incidente.

Cosa FARE

Se si entra accidentalmente in contatto con una medusa e non si fosse proprio riusciti ad evitare la sua puntura, è possibile neutralizzarne gli effetti con alcuni semplici accorgimenti:

Allontanarsi con calma ed uscire dall’acqua

Nel caso si venga sfiorati da una medusa mentre di sta nuotando al largo, è bene non fare movimenti scomposti, cercando di allontanarsi (per quanto possibile, senza agitarsi). Se non si è riusciti a evitare l’animale e la sua puntura, raggiungere la riva, dove, se necessario, è possibile chiedere aiuto a qualcuno.

In caso di puntura di medusa, sciacquare ripetutamente la parte colpita con acqua di mare molto calda, in modo da diluire le tossine rilasciato dai tentacoli non ancora penetrate nella pelle. Evitare, invece, l’acqua dolce perché potrebbe favorire la rottura delle cnidocisti (strutture urticanti che le meduse usano per difendersi) rimaste sulla pelle ed aumentare il dolore della vittima.

Finché i tentacoli e gli eventuali residui della medusa aderiscono alla pelle, continuano a rilasciare veleno, quindi vanno prontamente asportati.

Per rimuovere le parti rimaste attaccate alla superficie cutanea occorre armarsi di pazienza e di una tessera di plastica rigida (es. carta di credito) o di un coltello (non dalla parte della lama).

Se subentrano altri disturbi (reazione cutanea diffusa, nausea, vomito, sudorazione profusa, mal di testa, pallore, vertigini, disorientamento e difficoltà respiratorie) è bene cercare un tempestivo intervento medico. In alcune persone particolarmente sensibili, infatti, la puntura di una medusa può innescare una reazione allergica o, peggio, uno shock anafilattico. In questi casi, la tempestività di intervento è fondamentale.

Cosa NON fare

Dopo una puntura di medusa, occorre evitare il peggioramento dei sintomi e fare attenzione a non incappare in alcuni comuni errori:

Non strofinare o grattare la parte, dopo la puntura di medusa, cercare di resistere alla tentazione di grattare la parte colpita. Cedere a questa reazione istintiva significa rompere le eventuali cnidocisti residue, liberando ulteriore veleno. In seguito alla puntura di medusa, fare attenzione a non toccare occhi e bocca.

Non affidarsi ai rimedi della nonna, ma applicare un prodotto a base di cloruro di alluminio

I rimedi della nonna, come ammoniaca, urina, limone, aceto e alcol, potrebbero ulteriormente infiammare la parte colpita dalla puntura di medusa.

Per lenire il prurito, è meglio ricorrere ad una crema o un gel a base di cloruro di alluminio, meglio se ad una concentrazione del 5%. Questo prodotto è reperibile in farmacia e serve a lenire il prurito ed a bloccare la diffusione delle tossine.

SINCOPE DA APNEA PROLUNGATA

SINCOPE DA APNEA PROLUNGATA

Parliamo di un tipico incidente in acqua la SINCOPE DA APNEA PROLUNGATA: un nuotatore perde coscienza sott’acqua a causa di un eccessivo e volontario prolungamento dell’apnea. Sott’acqua ci sono alcuni campanelli di allarme che ci avvertono della necessità di respirare di nuovo. Il primo è “psicologico”: chi non è abituato a nuotare in apnea e trattenere a lungo il respiro, sente quasi subito il bisogno di riemergere (molto prima dell’effettivo bisogno di respirare di nuovo). Il campanello che “suona” invece è attivato dalla riduzione dell’ossigeno del sangue (ipossia) e soprattutto dall’aumento della pressione dell’anidride carbonica che dà un chiaro segnale che ci si sta avvicinando al punto oltre il quale l’apneista perderà coscienza. Questo segnale (anticipato dalla cosiddetta “fame di aria”) sono le contrazioni (involontarie) dei muscoli respiratori e del diaframma (CONTRAZIONI DIAFRAMMATICHE). Se sentite questo “segnale” riemergete immediatamente. Perché oltre, dopo un breve periodo di falso benessere in cui si ha come l’impressione di non aver più bisogno di respirare, sopraggiunge la sincope e si perde conoscenza!

ATTENZIONE poi all’IPERVENTILAZIONE prima dell’apnea. L’iperventilazione è una pericolosa tecnica respiratoria utilizzata per resistere sott’acqua più a lungo. Si tratta di quelle profonde inspirazioni in serie che tutti noi abbiamo fatto prima di un’apnea. Ecco, NON FATELE!!!! Perché così facendo, è vero che si abbassa momentaneamente il livello di anidride carbonica nel sangue (aumentando quello di ossigeno), ma si ritarda anche l’unico segnale che abbiamo che ci avverte del momento di respirare di nuovo. Si disattiva in sostanza l’unico campanello di allarme che il nostro corpo “suona” (quello delle contrazioni diaframmatiche), spostandolo oltre il punto in cui è molto alto il rischio di perdere conoscenza sott’acqua per ipossia (mancanza di ossigeno), che giunge quindi senza avvertimento. Quindi NON IPERVENTILATE MAI prima di un’apnea!!